Archivi del mese: novembre 2009

Scuzzarie…

Nei sogni, la tartaruga con il suo incedere lento e metodico, indica al sognatore la necessità di una maggiore consapevolezza delle sue azioni, di una “lentezza” che si esprima in riflessione e metodo e non esploda in impulsività e fretta. In questo prospettiva la tartaruga può comparire allo scopo di equilibrare periodi stress, di movimento frenetico o di pensieri incontrollabili.
La tartaruga nei sogni può rappresentare la madre, l’anziana nutrice o una figura di riferimento saggia e comprensiva, la sposa che attende paziente, una Penelope che sa sfidare l’urgenza del presente e la cui sicurezza non viene alimentata dalla speranza, ma dalla fede.

A scuzzaria ‘mmenzu a via, u so immu ‘nsu talia.

Maturità

Questo vuoto nella pagina mi distrugge.
Ma credo che stia succedendo qualcosa di molto grande.
Briciole di maturità saltellano festose nel silenzio della sera.
Non mi è concesso piegare la linearità del tempo, ok!
Briciole di maturità saltellano festose nel silenzio di un abbraccio.

Sulla carta igienica in eccesso.

Aspè aspè sono un pò confuso. E un pò sta lì per convenzione, perchè ad onor del vero non dovrebbe starci. E’ da circa una vita che Mamma mia mi ripete che “cù nun pensa avanti avanti all’uttimu suspira”. Che colui che non pensa all’indomani, l’indomani perirà.
C’ho messo un pò a capirla sta cosa (naturalmente anche per questa volta un pò è simbolico): a chi – e come – potrà mai giovare pensare su ciò che ancora non è accaduto, e quindi ogni parola a riguardo risultare vana. A me no.
Poi quando mi scordavo di comprare la nutella e così dovevo riuscire da casa perchè pane senza nutella non sa buono, quando non facevo la lista della spesa e mi ritrovavo a casa otto confezioni di carta igienica e dodici scatole di cotonfiocchi, quando ho dovuto spendere di tasca mia 30€ perchè avevo frantumato il vetro del bagno, quando ho dovuto spendere di tasca della mamma lo stipendio di un mese perchè non avevo riflettuto abbastanza su cosa stavo “disegnando”, è in quei momenti ( e altri momenti ) che mi sono venute in mente le parole della mamma.

Che sia chiaro, a volte la nutella finisce anche a me e distruggo ancora oggetti preziosi senza un motivo giustificabile: ma tento di portarmi avanti avanti.
E scusatemi se sono un tanticchiedda cunfusu quando mi sento dire parole tipo vediamo, ci penseremo, mancano ancora tanti mesi.
Nessun pretesa di anticipare il futuro: solo che non voglio sentirmi dire potevi dirmelo prima, col cazzo (leggesi affatto) che voglio sentirmelo dire.
Poi magari sbaglio io, ma allora mamma mia deve darmi delle spiegazioni.
Ecco, mizza!

Eccesso di autostima: mi cito.

Eh vibbè, iunnata rutta rumpiemula tutta. Riporto in luce questo mio intervento scritto in tempi non sospetti, o meglio in tempi in cui niente o poco era evidente.
Diciamo che questo intervento è la parte due, il lieto fine (fine si fa per dire…) della favola della ninna nanna, diciamo che è d’attualità (sognavo di dirlo).

Lo credo anch’io: Amare non mi basta, oh sono bravissimo eh, ma non mi basta. è come mangiare il cornetto e non gustarsi la punta al cioccolato o come mangiarsi un panino intero e far scivolare sbadatamente per terra l’ultimo boccone. [trattasi volutamente di esempi denigratori, è già tutto pomposo per natura ridere non uccide nessuno].
Essere amati d’altro canto non è sufficiente. talvolta diviene perfino indesiderato,fastidioso, si odia la gente che sarebbe disposta a darti la vita. (vd. Ballata dell’amore cieco). ecco per fare un esempio…a chi non è mai capitato quella cazzo di mosca che trova eccitazione nel fare “bzzzz” dietro il tuo orecchio, preciso preciso di fronte al timpano proprio nel momento migliore del tuo sonno?
Credo che quando si verificano entrambe, quando si è ama e si è amati – magari tutto con lo stesso soggetto – quello è un vero momento felice. come una mosca che fa bzzz nella punta del cornetto algida per intenderci. [torniamo seri]

Il sapore in bocca

Sento quello strano sapore in gola. Sento quel sapore che l’altra notte ha impegnato i miei pensieri fin quando anche l’ultima parte del mio cervello ha chiesto riposo.
Quel sapore in bocca non ha un nome e non so neanche se lo percepisce il resto degli essere umani oltre me. Non è che sia piuttosto speciale, solo che non ho mai sentito nominare a nessuno tale strana sensazione.
(M’hai chiamato, il cuore s’è bloccato).
Ho quel sapore in bocca, e sento il cuore battere nelle tempie, sullo stomaco, nei polpastrelli. C’è qualcosa di tanto vivo in me, c’è qualcosa che mi fa star male. Ed è l’unico male che ti permette di ridere senza essere scambiato per un misero pazzo.
(M’hai richiamato, il cuore è impazzito)
Non ha un nome, e non trovo definizione. Non assomiglia a nessun cibo conosciuto, e ti fa impazzire. Sì, conosco esattamente il momento in cui avrò la possibilità di risentirlo: quando io non sono più io, quando sento di far felice la persona che più mi sta a cuore, quando sento che per la mia felicità tutto ciò che mi circonda ha dato il suo contributo, quando non mi sento più i limiti del corpo, quando potrei far di tutto restando semplicemente seduto, quando sono felice guardandoti negli occhi notando le stesse emozioni che muovono il mio cuore, le mie mani, i miei occhi, me.

Non conosco dio, e non so neanche se mai lo conoscerò. Non so cosa provano i timorati di dio quando si uniscono con il loro creatore, non immagino la partecipazione nelle loro preghiere: conosco il sapore in bocca, e credo che sia molto simile. Perchè è indescrivibile, estasiante, divino.

“…può essere una forma di paura di ritorno ad una sofferenza.” (cit.)


Il siciliano geloso
Nei dintorni di Trapani c’è un signore che sta tranquillamente percorrendo una strada secondaria. Ad un certo punto trova un uomo per la strada che gli fa animatamente cenno di fermarsi. Questo si ferma e l’uomo gli chiede:
“Scusi… lei sta andando a Trapani?” –
“Si… pecchè?”
L’uomo ricevuta la risposta che desiderava tira fuori una lupara e la punta contro il malcapitato automobilista:
“Niesci subbito fori dalla machina o ti sparo!” –
“Ma pecchè? Io nulla feci!” – “Niesci o ti sparo!”

L’automobilista esce dalla macchina terrorizzato.
Uora calati li pantaluni o ti sparo!” –
“Ma che feci di male? Se vole gli do tutti i soldi che c’ho!” –

“Ho detto calati li pantaluni o ti sparo!”

Il pover’uomo sempre più in preda al panico si leva i pantaloni.
“Uora calati le mutanne o ti sparo!”
E si leva anche le mutande…
“Minatilla o ti sparo!” –
“Ma come…una sega?” –
“MINATILLA!!”

Pur di non morire si fa anche una sega…
“Ora fattene un’attra o ti sparo!” –

“Ma come un’attra?” –

“Fattene subbito un’attra!”

E così via fino a quando, sempre sotto minaccia, arriva alla decima sega!
“Fattene un’attra ancora o ti sparo?” –

“No, ora basta, dieci me ne fece fari! Io nun ce la fazzu chiù! Sugnu esausto!!!!”

L’uomo con la lupara allora si gira verso un cespuglio e fa:
“Cammelaaa!! Vieni pure che il signore ti da un passaggio fino a Trapani!!”

P.S
Mi sono accorto di aver fatto dei casini cogli interventi: c’è QUESTO da leggere !

3 (base-2 number system)

  1. Rappresenta la più alta vibrazione del 2
  2. È il più piccolo numero palindromo
  3. È il quinto numero primo
  4. Non è la somma di due numeri primi
  5. È l’unico intero a non essere Harshad-morfico in base 10.
  6. È il numero atomico del sodio (Na).
  7. Parthenope è un asteroide, battezzato così in onore di Partenope, una delle Sirene della mitologia greca.
  8. Nella Smorfia indica i topi.
  9. La forza rappresentata nei tarocchi esoterici da tale numero , mostra la figura di una principessa che senza alcun sforzo apre la bocca del leone, come se la bestia fosse domata o ipnotizzata.
  10. E mi si disse: alzati e misura il tempio di Dio, e l’Altare, e misura quelli che lo adorano.”
  11. Dal 3 dicembre all’11: esattamente 11.