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Della pensata che ho fatto dopo il mio viaggio in Italia

Questo post l’ho iniziato a scrivere in Italia, a Milano. Sul letto di Giulia, che ha ancora il piumino blu con le penne che escono di fuori di tanto in tanto. Il contenuto di ciò che avevo scritto, se ancora vi interessa, lo trovate in fondo alla pagina.
Adesso mi trovo in Canada e tutto è cambiato: non ritengo più attinente ciò che avevo scritto e perciò ho iniziato da capo. O daccapo che si voglia dire.

E’ proprio questo il punto. Chiunque mi abbia incontrato nelle mie due settimane spente in Italia ricorderà gli elogi che ho speso nei confronti del Canada e della vita che vivo qui. Sono diversi i fattori che hanno contribuito e sottoscrivo tutte le ragioni che ho spiegato alle persone incontrate. Ma adesso vorrei aggiungerne un altro che ho potuto notare solo grazie a una pensata che ho fatto dopo una conversazione avuta con Joanna.

Il Canada è il mio foglio bianco, la mia bella copia. Dove non ho ancora fatto errori gravi, dove la gente non mi conosce ancora e dove il mostro è ancora a bada. Qui la gente conosce un altro Gioele che si chiama Joel o Joe a secondo della persona a cui chiedete. Raramente ho vissuto giorni tristi qui, nessuno ha lasciato un segno. Neanche un segnetto, tutto è scivolato via. Dinamiche familiari, posti della memoria e amori del passato non esistono qui in Canada. Un oceano, foreste di pini Douglas e una miriadi di laghi hanno bloccato tutto ciò. E lo dico perché quando torno indietro, quando torno in Italia, quel mostro (che a questo punto potremmo chiamarlo il ‘mostro italiano’) torna in me. Il turbinio di emozioni, la testa pensierosa e la Rabbia.
Se leggerete ciò che sta scritto giù, capirete quanto sono importanti i posti in cui sono cresciuto, in cui ho vissuto. Avrò speso centinaia di euro soltanto per dare un’occhiata a quei posti e per imprimerli nella mia memoria. Perché in fin dei conti quel mostro italiano sono io, lo devo ammettere. Se oggi scrivo su questo foglio bianco è perché ieri ho pasticciato sul foglio di prima. E pasticciando pasticciando che mi ritrovo qui.

Quando torno in Canada tutto scivola via, torno pulito. Mi sento puro. Mi sento leggero. Non esagero, ve lo giuro sul mondo: sto bene. Sto bene sebbene sto a parlare dell’Italia appena ne ho l’occasione e sento il bisogno di pensarti, Italia. E quei posti pure. E le persone, che diamine di speciale avranno che non smetto di sentirmi attratto a coloro che hanno segnato la mia vita? Amici dell’università tutti, familiari buoni brutti e cattivi pure, amori vari e indefiniti: sappiate che quando c’ho un momento io vi penso e vi immagino, che tornate a casa stanchi e che lavate i piatti sperando che quel fine settimana fuori porta arrivi presto. Io non smetterò un attimo di ricordarvelo, che io esisto. Che non uscirò dalla vostra vita per quanto lontano potete essere: un pezzo di me lo devo a voi e perciò non posso lasciarvi andare. Semplicemente non posso.

Gioele, Joel, Jo, Joe.

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La gente non pensa come me. Vede tristezza in assenza di sorrisi e legge problemi in facce pensierose.
Io non sono come la gente. Come il Muro ha dimostrato, spesso, mi affeziono più ai posti che alle persone. Le persone cambiano ogni giorno i posti no. Ci sono posti che non cambiano mai e a volte anche persone che cambiano mai, anche se spesso cambiano.
Così io vado a salutare i posti e le persone che mi sono importanti, che mi hanno cresciuto e che mi hanno cambiato. E se i posti e le persone sono lontane io aspetto e aspetto anche la notte io aspetto, anche la notte quando ad aspettare a lungo vengono i crampi.
E non so cosa dire, io non so mai cosa dire. Le parole giuste ho fatto sempre fatica a trovarle. Ormai non le cerco più che tanto io non son capace a spiegarmi. Io non ho congiuntivi e non c’ho bisogno di rallentare il pensiero quando non dico le parole. Anche le parole aspettano. E quando finalmente i miei piedi si affiancano a quelli di quelle persone quando i piedi siedono sui posti, in quel fottuto momento il tempo si ferma. Dopo aver aspettato per anni il tempo è adesso fermo, e corre e sta fermo. Ho fretta, che succedesse se mi conoscesse davvero per quel che sono? Il tempo è fermo e io ho fretta. E i piedi miei, e le parole e la mente hanno perso il controllo. Ho rovinato questo momento? Ho fatto la cosa giusta? Correre, via da qui. Che se i piedi sono seduti sui posti, le ginocchia invece non si tengono più in piedi. Devo sedermi e cercare di ricordare tutto. Fissare tutto in memoria. Quella fossetta sul labbro e quel fosso nella terra, i capelli cortissimi e il pozzo che dentro c’è il bau. Ricorda, ricorda. Non scordare. Che già non hai le parole. Non puoi scordare anche i ricordi. Resisti. Aspetta

Ora, né prima né dopo

I understand how in this post I may not sound in full control of my mental abilities. The last person I have been with one day asked me if I was ever diagnosed with any attention disorder or speech difficulty. If I really had to have a disability I’d pick a damn good one, not any distracion-disease kind of thing. Anyway, being a good engineer I haven’t fully ditched the possibility of being medically insane.

Ho trovato nel mio vecchio grigio nokia delle note che scrissi fra il 2007 e il 2009. Prima e durante gli anni universitari, gli ultimi anni tra i più difficili che ho mai vissuto. Li riporto qua, senza filtri.

29 settembre 2007
Il disgusto, il suo “modo”. Ho la nausea.

30 settembre 2007
Preferirei essere una schifosa e fugace blatta che un uomo sconfitto in amore.
Preferirei essere vinto da una uomo con una spada che da una donna con una emozione.
Eppure continuo a vivere sconfitte inevitabili, gioie offuscate. Il dolore e l’amore necessitano ore e ore per potersi affermare con costanza. Tremendo!

10 Ottobre 2007
Non lo tollero. Sono triste anche quando c’è il sole. E piango insieme alla pioggia. Davvero triste

24 Ottobre 2007
Se non avrò riflettuto sulla caduta di una piuma mi uccideranno.

24 Ottobre 2007
La felicità è quell’istante in cui sogno e realtà coincidono.

26 Novembre 2007
Qualsiasi bomba prima di esplodere ha la pazienza di aspettare il momento opportuno.

04 Dicembre 2007
Non ho usato un bastone per imparare a camminare

30 Dicembre 2007
Gli uomini con la tristezza in cuore sono troppo pesanti affinché questo mondo li regga a lungo

30 Dicembre 2007
E’ più facile fermare una cascata che una triste lacrima. Ti riga il volto scalfendolo.

12 Gennaio 2008
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13 Gennaio 2008
Perché piangere per la mia vita miserabile. E’ la sola che ho. Pertanto la sola che vorrei avere.

14 Gennaio 2008
Vi sono innumerevoli quantità di diversità. Esplorarle è un istinto, danzarle fino allo sfinimento una saggezza.

14 Gennaio 2008
Un cerchio impenetrabile da qualsiasi membro esterno ad esso. Qualora si riuscisse a penetrare si corre incontro a due diversi rischi: distruggere l’armonia o, cosa ben peggiore, venirne incatenato divenendo parte necessaria e inscindibile

17 Aprile 2008
Beh ci sono abituato a esser scaricato da una all’altra parte, da chi non ti vuole a chi neanche si è accorto che esisto. Non è difficile trovare l’equilibrio, il più è mantenerlo. Il freddo di Monaco ha gelato i restanti pensieri.

13 Settembre 2008
Quando le giornate smetteranno di essere sempre nuove e piene di scoperte, quando la pioggia diventerà un’abitudine triste e non necessario momenti di riflessione, quando la gente sarà caos e non più “nuove opportunità”…Allora avrò nostalgia di casa, della mia casa.

25 Settembre 2008
Sei accanto a me, in un paese freddo, da circa 3 ore. Tanto dura il tuo sonno. Non so calcolare quanto tempo ho speso a guardarti…Non sono secondi o minuti…Sono emozioni e sentimenti…e questi non conoscono orologio che li misuri…Hai un’aria rilassata, un naso raffinato, delle labbra sottili…Quanto darei perché tu adesso potresti guardarti dall’esterno, coi miei occhi!

27 Settembre 2008
Si sono spenti…Come torce quando c’è troppo vento…I tuoi occhi non sono più neri, non ti trafiggono più come un tempo. Non sempre tutto va per il meglio: ma domani il vento cesserà, e il fuoco tornerà a brillare. Nei tuoi occhi.

27 Ottobre 2008
Su quell’hamburger di carne di seconda scelta solo un po’ di maionese poteva camuffarne l’odore. Ma costava 1.99€.
Decisamente troppo.

05 Novembre 2008
Si avvicinò un vecchio e sussurrò: “mi può prendere quella cosa…su quello scaffale…”.
Poi aggiunse: “Cosa vuol dir diventar vecchio…”.
Si scusò.
Si voltò e scomparì.

24 Marzo 2009
Vado in palestra. Milano. La desidero per me. In realtà mi sono invaghito di una filosofa. Credo sia quella che cerco da un po’ di tempo e che ho ritenuto d’averla scovata un paio di volte. Nulla è casuale. O forse no. Forse lei ha ritenuto me quello giusto, ma questa è solo un’impressione.
Verificherò il modello immaginatomi.
Sarebbe veramente la botta di vita, anche se già prevedo centinaia di impervie.

8 Aprile 2009
I segreti dilaniano il destino. E se sono stati pronunciati da donne lo insultano, lo frustano, lo stuprano.
E ammazzano la monotonia.

10 Maggio 2009
Il mio modello era scoglionato. Diciamo pure che le impervie ci sono tutte. Ora dovrò alzare le maniche e ergermi ritto:
inizia la scalata..

30 Giugno 2009
Privatemi del cibo per un mese intero, mandatemi in un deserto senz’acqua, fatemi lavorare di giorno e rinunciare al sonno la notte. Picchiatemi frustatemi e umiliatemi. Ma se avrò una donna al mio fianco -una donna da amare- io non mi lamenterò.

20 Luglio 2009
Se morissi ora, né prima né dopo, sarei soddisfatto di ciò che sono stato, di ciò che ho sognato, di tutte le mie sconfitte.
Ora, né prima né dopo.

FDC 10 – “Vabbè che ci sono le spine…ma 9€ cazzo?”

Battevo i pugni sul tavolo che con un pugno battevo un pugno e con l’altro mano tenevo il computer perché non cadesse. E io chiedevo perché io fossi caduto e a questo perché né questi né quegli altri avrebbero potuto rispondermi. Piangevo il calore dell’infermo nelle mie lacrime ed erano salate come il mare in tempesta.

Riempi la pilozza di acqua e poi presi della terra. Diventò un impasto di terra e acqua, era già una sorpresa. Poi ci infilai un dito e iniziai a dipingermi la faccia con quella crema naturale. Quando ritenni che era soddisfacente tornai in casa e mi feci vedere dalla mamma. Mi chiese che cosa avessi combinato. E io: guarda mà, come gli indiani.

Quando ero piccolo avevo un’altalena che se la oltrepassavi si viaggiava nel tempo (nel passato). E se la oltrepassavi nel senso opposto si viaggiava nel futuro. Il rischio era scordarsi da quale parte si era passati, così mettevo un ramoscello per ricordarlo.  Poi diventai grande e la macchina del tempo si ruppe.

La macchina del tempo

Uno scorpione doveva attraversare un fiume, ma non sapendo nuotare, chiese aiuto ad una rana che si trovava lì accanto. Così, con voce dolce e suadente, le disse: “Per favore, fammi salire sulla tua schiena e portami sull’altra sponda.” La rana gli rispose “Fossi matta! Così appena siamo in acqua mi pungi e mi uccidi!” “E per quale motivo dovrei farlo?” incalzò lo scorpione “Se ti pungessi, tu moriresti ed io, non sapendo nuotare, annegherei!” La rana stette un attimo a pensare, e convintasi della sensatezza dell’obiezione dello scorpione, lo caricò sul dorso e insieme entrarono in acqua. 
A metà tragitto la rana sentì un dolore intenso provenire dalla schiena, e capì di essere stata punta dallo scorpione. Mentre entrambi stavano per morire la rana chiese all’insano ospite il perché del folle gesto. “Perché sono uno scorpione…” rispose lui “E’ la mia natura”.

Mi piaceva questa ragazza. Nicol. Credo ci fosse una alla fine ma per me è sempre stata Nicol. Aveva una voce roca e i capelli corti ma a me piaceva e andava bene così. Le scrissi una scritta, MONOLITICA. Nicol ti amo. Poi migliorai con gli anagrammi, tendo a farlo. A migliorare. Decisi che se avessi avuto una figlia l’avrei chiamata Nicol. Poi decisi di chiarmarla Fabrizia, poi Giulia, poi fu Stefania, poi fu…Tendo a farlo, a perseverare.

Qualche anno fa ero ad un esame di Reti Logiche. Me ne andai prima della fine sbattendo una porta. E mi arrampicai su un albero, ci restai accovacciato finché ne avevo abbastanza. Poi scesi, presi un pezzo di ramo e me lo misi in tasca. E Giulia fin da allora si chiede perché lo tenevo in tasca.

Sul mio volto, sulla mia parte sinistra tra la mandibola e il collo ho una cicatrice d’acne. E’ un buco, un fottutusissimo buco dal diametro di un punta di stuzzicadente. Quando mi rado, la lametta non lo taglia: il pelo di barba dentro il buco resta salvo. Ma poi prendo una pinzetta e lo scippo. Anche se ho un buco d’acne lo deve sapere che sono io che decide chi resta attaccato al mio corpo e chi mi può cancellare dalla sua memoria.

Una volta ho finto di dormire mentre i miei genitori discutevano su come spendere undici milioni di lire. Mia mamma disse che era meglio comprare un divano che mangiarseli a cibo. Per circa 20 anni è stato il divano buono e quindi ci si sono potuti sedere solo gli ospiti. Del resto io mi sono convinto che è scomodo.

La mia prima memoria che ho di me che mi guardo allo specchio è me che mi dico mazza che sono brutto. Mi ma me a me e me. Meh!

Quando dico che sarò qualcuno lo dico davvero. Gli altri non lo sanno ma io ci credo veramente. E tristemente non c’è niente che mi può fermare. Sono nato povero e piangendo. Piangerò tutta la mia vita pure di morire ricco e piangendo. E se muoio giovane non potevano dire che avevo la volontà ma non mi impegnavo.

Un saluto alla signora Carmela che per una decina d’anni mi ha ingannato ogni mattina quando mi diceva che erano le 8 e facevo tardi a scuola. Erano sempre e dico sempre le 7:30.

Buon compleanno. E questo è l’unica volta che non parlerò di me. Ops…!

Buon compleanno.

L’amore e il led della webcam

  • In questo post non si parla della scuola che ho frequentato in Canada,
  • Questo post non è stato scritto sotto l’effetto di alcool se escludiamo un bicchiere di Chianti durante la cena,
  • Questo post non è influenzato da avvenimenti recenti, in qualsiasi modo ciò possa essere congetturato (volpe e uva/cù si vaddau si savvau/il lupo come opera pensa, come mangia rutta),
  • Alcune esagerazioni potrebbero essere “esagerate” ma necessarie per esprimere validi concetti,
  • Preferendo la teoria delle stringhe e la simmetria tra spazio e tempo all’imperscrutabilità divina, sebbene mi sono tutte assolutamente indecifrabili, questo post è stato scritto sotto l’influenza della scienza (vedi post sul cervello).

L’amore non esiste. Il burro d’arachidi esiste, l’olio esausto esiste, la serranda esiste (non in Canada, abbiamo le veneziane noi). Ma l’amore non esiste. Cioè esiste ma…vengo e mi spiego.
Il bacio, cos’è l’amore se non la conseguenza di un bacio (“Amore mio ti bacio sulla bocca che fu la fonte del mio primo amor…”). Ci vogliono 34 muscoli facciali e 112 posturali per dare un bacio, c’hanno scritto poesie e canzoni, città e dolci sono diventate famose per un bacio e, personalmente parlando, ha aggiunto un altra data a quelle che definirei una interessante serie di eventi che mi accadono il ventisettesimo giorno del mese. Ma il bacio non è nient’altro che un lascito della nostra evoluzione (perché si, non ci ha fatto dio. Al massimo dio ha fatto le scimmie, se non i pesci…). Il bacio era il modo che la madre aveva per rigurgitare il cibo pre-masticato al figlio, la lingua era il modo per spingere il cibo nella bocca del figlio che beneficiava sia del cibo sia dell’atto del succhiare la lingua della madre[*]. Attualmente si ritiene che il bacio abbia anche la funzione di cercare partner con sistema immunitario diverso dal proprio, al fine, in termini evolutivi di favorire il riassortimento genico e aumentare le probabilità di sopravvivenza della prole. That’s amore, ci rissi chiddu.
E se il bacio era l’origine dell’amore, e il bacio abbiamo capito cos’è, cos’è l’amore? Esiste? Possiamo scegliere di amare o è come il led della webcam (paragone ardito, il led della webcam infatti è collegato in hardware alla webcam stessa: se si accende l’una si accende pure l’altro)?
L’amore è ossitocina, neurotrofina e feromoni. E testosterone, chi se lo scorda quello, c’ho fatto le più belle minchiate della mia vita. Anzi dovrei cambiare il titolo: Testoteruni cù l’uossi aruci.
La maggioranza della popolazione umana è monogama perché ad essere poligomi si rischia di contrarre delle malattie sessuali che possono causare fertilità, danni al feto e maggiori rischi duranti il parto. Non si chiama amore quella cosa che unisce due persone per l’eternità: si chiama voglia di non estinguersi e questa voglia è come il led della webcam: è quello che sappiamo fare meglio, sopravvivere finché morte non giungerà.
Perfino il linguaggio umano, cosa di cui andiamo tanto fieri, si pensa sia stato selezionato durante la nostra evoluzione per scambiare segnali, riscontri e cenni comprensibili per giudicare la potenzialità di eventuali amanti[**]. Perché se non ci accoppiamo moriamo per sempre, hai capito?

La capacità umana di provare l’amore si è evoluta come segnale inviato a potenziali compagni sessuali, segnali che suggeriranno che il partner sarà un buon genitore e che sarà altamente probabile che passerà alla prole ottimo codice genetico[***]. Noi non amiamo, noi amiamo sopravvivere come specie e faremmo di tutto per non estinguerci. Sotto quest’ottica una visione più istintiva, dolce e romanzata dell’amore ha assolutamente senso. Sono perfino grato di tutto ciò, cosa credete che un ipotetico alieno possa pensare se sapesse cosa facciamo nelle nostre camere da letto (a riguardo vedesi qui e qui)?

Il fatto che sono capace di razionalizzare non vuol dire che non riesco a vivere la Favola. Anzi proprio in questo momento è quello che spero di più (insieme a quel discorso dei soldi, quello va senza detto). Ma io sono un ingegnere e più importante credo nella scienza. In più sentivo la necessità di dire la mia a tutti quelli che vanno dicendo che dato che noi crediamo nell’amore senza vederlo, allo stesso modo dovremmo credere in dio senza vederlo. Perché si sente. Se accettiamo la validità del primo sillogismo dovremmo pure accettare il secondo (che ne è un derivato): se l’amore è una frottola raccontata da Darwin e dalle sue teorie, la frottola di Dio chi ce l’ha raccontata?
Ma per fortuna io credo che il primo sillogismo è falso…

Detto tutto ciò, io ho un segreto che solo un’altra persona conosce (oltre a me, sia chiaro). Non so che farci, proverò a nuotarci su. O forse ci si può pensare a Parigi. O quando scendo le scale, o quando dormo (no quando dormo no, che penso ai bug).

Chemical basis of love

 

[*] = Eibl-Eibesfeldt, Irenäus (1983), “Chapter 3: A comparative approach to human ethology”, in Rajecki, D. W., Comparing behavior: studying man studying animals, Routledge
[**] = ^ The Mating Mind: How Sexual Choice Shaped the Evolution of Human Nature by Geoffrey F. Miller in Psycoloquy (2001) 12,#8
[***] = ^ Sexual selection and mate choice in evolutionary psychology (PDF) by C. Haufe inBiology and Philosophy doi:10.1007/s10539-007-9071-0

“O sono di un gran bello io o si era un po’ distratto Dio”

Questo è il fatto. Ho avuto una promozione, dopo 4 mesi il mio stipendio è aumentato del 40%. Quando avevo detto che volevo diventare ricco facevo sul serio. Adesso tocca aspettare l’immigrazione, loro possono abbattermi da un momento all’altro. Lo so, lo sanno, bisogna conviverci. Ho aperto un nuovo conto, ho attivato un RSP (non so se c’è in Italia, metto soldi da parte da giovane per avere una pensione d’oro da vecchio), ho aperto un TFSA (un conto risparmio senza tasse) e ho fatto il mio primo investimento in banca. Ho comprato dei Bond Canadesi, qualche stock, qualche bond in US e qualcosa internazionale. In 5 anni avrò aumentato il mio capitale del 6% circa.

So che vieni nel blog tutti i giorni, Sergio dice che dovrei goderci. Ma non è proprio così.

Oggi Barney ha trovato in 20 minuti nove bugs (un bug è un comportamento inaspettato di un programma) di cui la metà circa era un problema bloccante. Per chi vuole essere perfetto nove è un numero bello grosso.

Oggi Barney mi ha raccontato le origini della nostra spin-up (di cui sono l’impiegato numero 2, Barney è il primo). Stava per accettare una offerta migliore ma poi ha cambiato idea. E sono stato assunto. Quante coincidenze mi hanno portato qui adesso? Mi sa che sono saltato sul puntino-teletrasporto.

Un anno fa oggi mi ero laureato in Ingegneria Informatica. Oggi lo avete capito che mi succede. E fra un anno? Come lo vedi fra un anno, Tipa?

La presa d’aria, chi sei veramente?

I gotta think, I’ll let the words flow out of my mind. Drinking a beer, per la gioia della mamma. Questo post è mezzo in inglese e mezzo in italiano, lascio che le parole escono dalla testa così come sono. Non è un post smielato, non ancora. Forse lo diventerà ma non sono questo gli intenti iniziali. Sorso di birra dal boccale. Mamma dice che mi diventa la pancia grossa ma io tanto sto andando in palestra. Perché vado in palestra? Tralasciando le balle della salute che non è che me ne sia sbattuto tanto durante l’ultimo anno. Si l’ultimo anno. Un paio di chiodi e anche a volerlo non c’avrei cavato un ragno da un buco. To take a spider out of an hole.

Mi ricordo che quando mi rantolavo nella disperazione del vuoto che mi ero ritrovato mi domandavo come un ossesso: ma chi minchia me l’ha fatto fare, io non m’interesserò mai più a nessuna figliola. Datemi carrube, libri da studiare, bugs da debuggare. Di femmine non ne voglio più sapere. Poi finivo di pensare questo e mi mettevo a ridere: lo sapevo che erano parole dettate dal momento ma io giuro che lo provavo veramente: non avrai mai più guardato il culo di nessuna. Per dirla terra terra che tanto bevo la birra e l’alito già puzza. Quando il 4 settembre ci fu quella telefonata io rinunciai alla mia unica ora di sonno in 14 sotto un albero in agosto. Hai capito cazzo? 14 ore a guardare in alto, 14 ore rannicchiato con le mani fra le spine. Rinunciai a quell’ora, presi il decespugliatore e iniziai a distruggere rovi intorno agli alberi. Poi mi venne da cacare, mi misi vicino a un muro feci il mio e mi asciugai con le foglie di carrubbo. Come mi aveva insegnato papà quando ero piccolo.

Poi venni in Canada e ho passato un anno fra le nuvole. Leggero da poterle sorvolare senza fatica. Leggero che potevo respirarle.

Fino a un paio di settimane fa, che a quanto pare il mio cervello (si è finita la birra) e il mio cuore hanno fatto, ‘mpare deal!, tocca trovarsene un’altra. Tocca fare quello per cui sei nato, trovati una donna e amala finché puoi, fin quando lei ti ridurrà di nuovo a pezzettini. Ci saremo noi, cuore e cervello, a farti uscire le palle di nuovo a quel punto. A farti rinascere un’autostima, a farti credere che non sei la merda ma quello che la spala, a convincerti che sì, si possono avere giorni felice di nuovo.
No in realtà non è stato così. E’ stato che io mi scrivevo i miei post dementi, di quelli che dimostrano quanto sono schietto e me stesso (da qui la diversione di prima sulla cacca nel campo, non posso più nasconderlo: io sono fatto in questo modo e se non sono piaciuto consiglio un decespugliatore e un gigantesco campo…aiuta!). Scrivevo questi post, una serie di fortuiti eventi e bum!

BATAPUM

…cazzo sta succedendo. Sergio mi ha contattato una Tipa, non ci sto capendo un cazzo. Ha gli occhi verdi ed è figa. No che non è un trans. Cioè non lo so. Fatto sta che è da un bel po’ che ho ripreso il viaggio su quella cazzo di montagna russa che ha il nome di romA. O forse è da leggersi al contrario…E la cosa freak me out. Perché? Perché il suddetto Tipo s’è messo in una situazione ben più complessa di quella che può gestire. E pensate un po’ che non c’ho manco una minchia di decespugliatore a portata di mano (anche se le foglie d’acero, ora che ci penso, sono belle più larghe di quelle di carrubbo). C’è l’immigrazione di mezzo, la mia e la tua, un oceano e tutta quella cazzo di incertezza dovuta al fatto che sappiamo noi. Cioè whatsapp è una applicazione spettacolo, skype ancora di più, ma non so neanche se hai una voglia da qualche parte o che odore ti fanno gli ascelle dopo una giornata a spasso.

E nel frattempo io te lo dico: questa è la mia tattica. Perché su di me non mi posso fidare neanche io (ed è inutile che dico a Sergio tutti i giorni, no no tanto io ci vado piano che io non la voglio pigliare nel culo), io faccio in modo che tu non ti fidi di me. Ed è così che me ne esco con la puzza delle ascelle, la cacca nei campi e qualsiasi altro abominio che io possa suscitarti.
Che tattico che sono, che tattico! Dovevo fare lo stratega o l’ingegnere. O cazzo io sono un ingegnere!

Inizia a girarmi la testa, ci credo la birra l’ho bevuta in 3 sorsi.

I tell ya. I am screwed up, my mind is messed up, my family is fucking broken. E’ tutto un up, c’è qualcosa di diverso in me che non so controllare neanche io. Quando sono felice mi faccio mille domande di cui la prima è: ma sono sicuro che mi merito questa dose di felicità? Nel passato ogni volta che me la sono posta è andata a finire maluccio.

Adesso queste sono le clausole, le ho scritte da mezzo brillo ma me ne assumo le responsabilità. Leggile e capiscile, compito per casa. Prima che parte l’aereo pensace, dopo non mi fare dire uomo avvisato mezzo salvato (tutto intero diciamo, dato la statura in questione (ho fatto la battuta cattiva pure!)). Io provo a dare il meglio di me ogni fucking day che dio ha fatto ma talvolta I gotta be different. It’s who I am, available to improve, not willing to change.

Per chi non ha capito niente, non so che dirvi, non ho capito niente neanche io. Chiedete a Sergio, lui magari ha un consiglio anche per voi. Per la mamma, no, niente di serio. Lo sai com’è, uno si beve una birra e finisce in giro per il Canada a bucarsi ubriaco e con la pancia tutta grossa e gonfia (e i capelli gli diventano lisci e corti tutti di un colpo). No scherzo. L’unica cosa che c’ho bucata è il pigiama, mi serve un ritapunto sotto l’ascella che c’ho la presa d’aria.

La presa d’aria, chi sei veramente?

L’angelo gigantesco

Lo avevo detto chiaramente che venivo in Canada per diventare un Gioele migliore. Adesso parlo inglese, adesso ho le camice a maniche corte, adesso indosso i mocassini e le scarpe da lavoro sono di cuoio senza lacci. Le mie prime scarpe senza lacci da quando ho smesso di indossare i sandali. Adesso Gioele è diventato migliore, lo posso dire con certezza. Radicalmente cambiato? No. Faccio i miei soliti discorsi non-senso, talvolta parlo in siciliano e intercalo un picchì nei miei discorsi su come progettare il nostro prodotto segreto. La doccia non la faccio tutti i giorni e i denti li lavo una volta al giorno. E adesso non sono più 60kg e rotti ma 145 pounds. Che poi è la stessa cosa, ma a dire 145 mi fa sentire muscolosissimo.

Ma ti sogno, ti sogno ancora.

Passano mesi e poi una notte ti sogno. E il risveglio è difficile da accettare. Ti corteggiavo come feci un tempo. Di quei tempi felici e spensierati quando io ero solo uno con la barba folta, compagno di stanza del calabrese (si seeente che sono calabRese?).

Le cose cambiano, omnia mutantur, ma ti volevo far sapere del mio sogno. Una chiesa grande, molto grande,C’era una statua di un angelo, gigantesca. E tu ne eri estasiata, quella era la mia Sicilia e ti piaceva. Era solo un inizio ma come autoctono non potevi che rimanere estasiata anche di me. E continuavo a ridere e a farti ridere.

Poi mi sono svegliato e con un po’ di nostalgia sono andato a costruire il mio pezzettino di futuro. Giorno dopo giorno. Lontano, in Canada.

 

Se non sapete di che sto parlando, parlo di questa donna qua 

Ritorno a casa

Consigliato l’ascolto durante la lettura:

Cara Duli,
questo post non è indirizzato specificamente a te. Ma come non sai ho bisogno di parlare con qualcuno o con qualcosa per schiarirmi le idee. E se adesso ti starai chiedendo perché io abbia scelto te, beh sappi che stavo facendo la doccia e mi sei venuta in mente. Lo vedi qui sopra, lo vedi col tuo ipad? La vedi, cazzo la vedi? Quella alla sinistra del cancello verde, in fondo, quella è una cisterna. Io su quella cisterna c’ho passato parte della mia infanzia. Quella era la mia navicella aerospaziale, quella era la mia macchina, quella era la mia moto col coso affianco, che quando ero piccolo non sapevo si chiamasse “sidecar”. Lì ho speso i miei sogni da bimbo, quella cisterna ha contribuito a realizzare il Gioele che conosci. Qualsiasi cosa io adesso sia, quella cisterna è in parte responsabile. Era un gioco pericoloso, la signora che abitava vicino casa (puoi scorgere un cancello nero in fondo alla strada, quella è la sua casa) mi aveva detto che dentro la cisterna ci stava il bau. Io mica l’avevo capito che cosa era questo bau ma da come lo diceva e da come suonava sembrava spaventoso. Io non ci volevo avere niente a che fare con questo bau. Ma a quell’epoca il tempo scorreva lento e spensierato, la cisterna era la mia compagna di giochi e il bau non ha mai avuto niente in contrario. Due tre anni fa ti c’ho portato. Avevo ancora la macchina rossa che Marta diceva che era insicura e vecchia (chissà dove sei adesso io ti amo, 106), tornavamo dal mare. Si era in cinque in macchina e tutti eravamo stanchi. Ma ci tenevo che vedessi dov’ero nato Gioele, dove sono Gioele. Così imboccai quella stretta vanella di campagna. Tu eri là che seguivi le storie che raccontavo, come hai sempre fatto. Ti indicavo quella che era stata la mia casa per i primi otto anni di vita, cosa era cambiato nel tempo e cosa era rimasto uguale. Sono sicuro che adesso non sai neanche di cosa sto parlando. Non sei l’unica. La gente mi chiede se ho nostalgia di casa, dico di no. Ma la prima volta che ho avuto un singhiozzo di pianto è stato due giorni fa, prima di addormentarmi. Ho pensato a quella casa e ho singhiozzato. Fortuna che ero da solo a letto, che la porta era chiusa e che sono in Canada. Sennò sai che vergogna se qualcuno sapesse che ho piagnucolato per il ricordo di una casa.

Questo almeno lo ricordi no? Ci sei pure tu che parli, devi ricordarlo. Quante volte abbiamo discusso su questa minchiata, su questo brivido d’adrenalina che mi sono concesso? Quante volte ne ho parlato io? Questo video però è la prima volta che lo rivedi. Quello è il Gioele che è cresciuto pensando che una cisterna fosse una navicella aerospaziale ma col bau dentro. E adesso ci credi che sono arrivato fino in Canada? Pare che di progressi ne abbia fatti eh?
Da quant’è che ci conosciamo? Tre, quattro anni? E quanto puoi dire che mi conosci? 70%, 45%, o 37%? Mi hai mai visto piangere, mi hai mai sentito chiedere scusa? E dire grazie? E lo hai visto il lele incazzato? E quello che sembra un bambino? E quello che facevo prima che gente come te mi diceva che certe cose sono pericolose e non bisogna farle? Questo te lo posso fare vedere.

Un pitito sull'albero

Quello è un albero di carrubo, secondo Wikipedia può raggiungere i 10 metri d’altezza. A che altezza sarò io? E quali potrebbero essere le fratture se, durante il lavoro che sto facendo chiamato in italiano bacchiatura, cascassi giù? Mi si potrebbe perforare un polmone se cadessi su una pietra, potrei rimanere su una sedia a rotelle se cadessi sbattendo l’osso sacro. Li lascio a te gli altri potrei. Che io ho ricevuto un’altra educazione, sicuramente peggiore se valutiamo il voto di laurea. Possibilmente peggiore se valutiamo come sono uscito fuori. Ma, peggiore o migliore, quello non si può cambiare. Orizzontali o verticali per me un tronco è da scalare. Carrubo o meno. Rischi d’annegare o di fratturarsi le costole. Per lavoro o per svago. Sono un mediocre, se mi togli pure la possibilità di scalare gli alberi che razza di persona sarei? Fallisco di continuo, concedimi l’opportunità di essere diverso. E il significato che attribuisco a diverso è questo:

Un pitito col grano

Diverso è tuta da meccanico, paglia e un trattore. Se c’è da spezzarsi la schiena per diventare ricco è quello che farò. Far cadere le carrube o aiutare il nonno con la paglia. Imparare a programmare o capire come parlano ‘sti canadesi. Diverso è sognare di volare su una cisterna e finire in Canada a fare succhi di frutta in Inglese. Diverso è dimostrare a chi ha già riso che io lo farò dopo di loro. Come quando e dove non sono variabili da considerare. E piangerò ancora per quella casa, la mia casa.