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Meh*

Sul perché scrivo qua non lo so. Il blog è morto, si sa. Ho perso la vena, si sa. E’ successo pressoché quando la romana è entrata nella mia vita. La correlazione in sé non prova che ci sia causalità. Rileggendo vecchi post non mi riconosco. Come ho mai potuto scrivere tali perle? Ho un altro problema. Sebbene scriva in italiano i pensieri spesso vengono fuori in inglese. Ciò crea problemi di traduzione vari e previene ogni sorgente di umore basata su interessanti giochi di parole. Gli ultimi post sono aridi, secchi. Vuoti. Non c’è niente negl’ultimi post che mi renda fiero di come scrivo.
C’è da dire inoltre che la mia vita è cambiata. Da povero adolescente soppresso da doveri e obblighi, costretto fra divani e amori vani sono presto diventato, una volta arrivato in Canada, un uomo responsabile della sua vita, con capacità economiche discrete con strade aperte avanti a me. Nel  corso della mia giornata tipo non c’è niente per cui lottare. Non c’è più quel digrignare i denti, quello sbattere le nocche sui muri, quel dipingere i muri che ha condizionato la mia vita adolescenziale. Credo che la gente che ancora legge questo blog sappia di cosa sto parlando. Nella mia giornata media di oggi vado a lavoro do il mio meglio vado a squash do il mio meglio torno a casa faccio le faccende e poi via di nuovo con un nuovo giorno. Non ho problemi, non ne ho. Non ne ho avuti in 2-3 anni. Il Canada mi sorprende sempre meno, d’altronde vivo a Victoria da tanto oramai (sebbene non c’è verso che riconosca Fort da View St.). Di cosa dovrei scrivervi? Cosa volete che vi scriva? Ci sarebbe quella gita che sto per fare in Brasile. Quella si che mi mette la felicità sotto i piedi e me li fa danzare a ritmo di samba.
La verità è una. La mia vita non è più vissuta giorno per giorno. Ho ancora obiettivi e sogni. Ma si dilungano, si allungano. Il mio prossimo obiettivo, di tipo lavorativo -si capisce, potrebbe essere raggiungibile fra un anno. L’avevo detto che sono lontani. Che stia diventando finalmente grande? E’ questo che succede? Non mi lamento di questa vita. Nè desidero quella precedente. A volte sono nostalgico si, è vero. Ma non troppo. Erano giorni duri e adesso sono dietro di me. Che siano il vento che soffia alle spalle e adesso sto tranquillamente galleggiando con le vele spiegate? Dovrei fare qualcosa al riguardo? Remare o lasciar la barca andare? Io queste domande le so tutte, sono le risposte che non so molto bene. Per adesso aspetto, non scrivo da nessuna parte e aspetto. Magari c’è un tornado avanti a me e un momento come questo non lo avrò mai più. Io mi sa che non c’ho voglia di remare. Non ancora.

 

*Meh – è un’interiezione in uso nei paesi angofoni utilizzata per esprimere indifferenza o insofferenza

Ora, né prima né dopo

I understand how in this post I may not sound in full control of my mental abilities. The last person I have been with one day asked me if I was ever diagnosed with any attention disorder or speech difficulty. If I really had to have a disability I’d pick a damn good one, not any distracion-disease kind of thing. Anyway, being a good engineer I haven’t fully ditched the possibility of being medically insane.

Ho trovato nel mio vecchio grigio nokia delle note che scrissi fra il 2007 e il 2009. Prima e durante gli anni universitari, gli ultimi anni tra i più difficili che ho mai vissuto. Li riporto qua, senza filtri.

29 settembre 2007
Il disgusto, il suo “modo”. Ho la nausea.

30 settembre 2007
Preferirei essere una schifosa e fugace blatta che un uomo sconfitto in amore.
Preferirei essere vinto da una uomo con una spada che da una donna con una emozione.
Eppure continuo a vivere sconfitte inevitabili, gioie offuscate. Il dolore e l’amore necessitano ore e ore per potersi affermare con costanza. Tremendo!

10 Ottobre 2007
Non lo tollero. Sono triste anche quando c’è il sole. E piango insieme alla pioggia. Davvero triste

24 Ottobre 2007
Se non avrò riflettuto sulla caduta di una piuma mi uccideranno.

24 Ottobre 2007
La felicità è quell’istante in cui sogno e realtà coincidono.

26 Novembre 2007
Qualsiasi bomba prima di esplodere ha la pazienza di aspettare il momento opportuno.

04 Dicembre 2007
Non ho usato un bastone per imparare a camminare

30 Dicembre 2007
Gli uomini con la tristezza in cuore sono troppo pesanti affinché questo mondo li regga a lungo

30 Dicembre 2007
E’ più facile fermare una cascata che una triste lacrima. Ti riga il volto scalfendolo.

12 Gennaio 2008
X25S5R

13 Gennaio 2008
Perché piangere per la mia vita miserabile. E’ la sola che ho. Pertanto la sola che vorrei avere.

14 Gennaio 2008
Vi sono innumerevoli quantità di diversità. Esplorarle è un istinto, danzarle fino allo sfinimento una saggezza.

14 Gennaio 2008
Un cerchio impenetrabile da qualsiasi membro esterno ad esso. Qualora si riuscisse a penetrare si corre incontro a due diversi rischi: distruggere l’armonia o, cosa ben peggiore, venirne incatenato divenendo parte necessaria e inscindibile

17 Aprile 2008
Beh ci sono abituato a esser scaricato da una all’altra parte, da chi non ti vuole a chi neanche si è accorto che esisto. Non è difficile trovare l’equilibrio, il più è mantenerlo. Il freddo di Monaco ha gelato i restanti pensieri.

13 Settembre 2008
Quando le giornate smetteranno di essere sempre nuove e piene di scoperte, quando la pioggia diventerà un’abitudine triste e non necessario momenti di riflessione, quando la gente sarà caos e non più “nuove opportunità”…Allora avrò nostalgia di casa, della mia casa.

25 Settembre 2008
Sei accanto a me, in un paese freddo, da circa 3 ore. Tanto dura il tuo sonno. Non so calcolare quanto tempo ho speso a guardarti…Non sono secondi o minuti…Sono emozioni e sentimenti…e questi non conoscono orologio che li misuri…Hai un’aria rilassata, un naso raffinato, delle labbra sottili…Quanto darei perché tu adesso potresti guardarti dall’esterno, coi miei occhi!

27 Settembre 2008
Si sono spenti…Come torce quando c’è troppo vento…I tuoi occhi non sono più neri, non ti trafiggono più come un tempo. Non sempre tutto va per il meglio: ma domani il vento cesserà, e il fuoco tornerà a brillare. Nei tuoi occhi.

27 Ottobre 2008
Su quell’hamburger di carne di seconda scelta solo un po’ di maionese poteva camuffarne l’odore. Ma costava 1.99€.
Decisamente troppo.

05 Novembre 2008
Si avvicinò un vecchio e sussurrò: “mi può prendere quella cosa…su quello scaffale…”.
Poi aggiunse: “Cosa vuol dir diventar vecchio…”.
Si scusò.
Si voltò e scomparì.

24 Marzo 2009
Vado in palestra. Milano. La desidero per me. In realtà mi sono invaghito di una filosofa. Credo sia quella che cerco da un po’ di tempo e che ho ritenuto d’averla scovata un paio di volte. Nulla è casuale. O forse no. Forse lei ha ritenuto me quello giusto, ma questa è solo un’impressione.
Verificherò il modello immaginatomi.
Sarebbe veramente la botta di vita, anche se già prevedo centinaia di impervie.

8 Aprile 2009
I segreti dilaniano il destino. E se sono stati pronunciati da donne lo insultano, lo frustano, lo stuprano.
E ammazzano la monotonia.

10 Maggio 2009
Il mio modello era scoglionato. Diciamo pure che le impervie ci sono tutte. Ora dovrò alzare le maniche e ergermi ritto:
inizia la scalata..

30 Giugno 2009
Privatemi del cibo per un mese intero, mandatemi in un deserto senz’acqua, fatemi lavorare di giorno e rinunciare al sonno la notte. Picchiatemi frustatemi e umiliatemi. Ma se avrò una donna al mio fianco -una donna da amare- io non mi lamenterò.

20 Luglio 2009
Se morissi ora, né prima né dopo, sarei soddisfatto di ciò che sono stato, di ciò che ho sognato, di tutte le mie sconfitte.
Ora, né prima né dopo.

L’attitudine giusta

Un giorno di vita

Quello sono io. 22 anni dopo sono gigantesco (si fa per dire) ma sono sempre io. Lì era caldo tanto caldo (così mi dicono) ed ero a Ragusa, all’ospedale. Qui il 20 Giugno mattina era soleggiato ma poi, la sera, la temperatura è scesa. E sono in Canada, dove neanche sanno come si pronuncia Ragusa. Ad analizzare cos’è cambiato ci vorrebbero altri 22 anni. Facciamo l’opposto.
Cosa mi piace di questa foto (che mi ha inviato mia madre per il mio compleanno) è la mia attitudine. Che sia perché c’erano 35° e m’avevano comunque coperto di lenzuola e messo il pigiama (a maniche lunghe epperò cavolo!) o perché ero felice di avercela fatta (prendetevi un secondo e riguardate la foto qui sopra, quell’uomo sta chiaramente esultando nel suo primo giorno di vita) non conta: l’attitudine è quella giusta e non è cambiata. Pugni chiusi e braccia all’aria: si stona ‘mpare (se fossi nato in Canada avrei detto: it rocks dude)!
Penso che quella mano è grande quando un ditino mio adesso e che sono sempre io, quando penso a questo mi vengono i brividi. Poi mi guardo il nasino e penso: ma certo che ero già un gran fico: nasino all’insù, braccia all’insù e una vita da vivere. Sarà stato il giorno più bello di sempre, il primo!

Del perché povero, in fondo, io non lo sono affatto

Mi piace lamentarmi, mi piace sentirmi vittima, colpito da qualcosa grande, più grande di me che mi batte e mi sbatte ma alla fine, come se fosse un film americano, io vinco. E dico nella mia biografia, e lo farò statene certi, e pensare che io sono figlio di contadini. Fantastico nel pensare che i giornali di gossip alla ricerca del mio passato troveranno il mio blog e mi esalteranno per la mia forza d’animo. Poi ci saranno quelli che diranno che sì ero determinato ma in fondo una volta rubai pure una bicicletta. Per non parlare di quel gesto egoistico che aveva rovinato il panorama di una delle città incluse nell’area protetto dall’Unesco più vasta al mondo. Cioè, non è che fui proprio uno stinco di santo. Ma manco una cistifellea per intenderci…
Sarò scemo, byronista o vittimista ma, sebbene non 24 ore al giorno, ho un lucido contatto con la realtà. Ho ripensato all’ultimo post, l’ho sognato la scorsa notte e ha occupato il mio cervello nei momenti di pausa. E per dimostrarvi(-mi) che riconosco ciò che ho e non lo rinnego ecco che tiro giù una lista che mi farà sembrare il primo dei fortunati. E chissà, e chissà…

  • Scrivo da un MacBookPro 13”, c’è connesso un HD da 280GB e un paio di cuffie da 30€;
  • Ho una fotocamera e un obiettivo da più di 1000€ e proprio ieri ho comprato una fondina e una cintura (120$) da aggiungere al mio personale equipaggiamento da fotografo amatore;
  • Scrivo dal Canada, ho vissuto qua 6 mesi e per quanto ne so adesso lo farò per altri 2 mesi. Ho visto la Groenlandia durante il viaggio in aereo e ho vissuto emozionantissime avventure in questo periodo: caccia a nord dell’isola di Vancouver, tour al museo di Sidney e all’istituto di Scienze oceaniche dove lavora Joe. Sono andato a sciare sui monti Washington e presto vedrò Seattle e Vancouver;
  • Ho un giubbotto e una cappotto da circa 300$, ho delle scarpe stilose e un blazer da svariate centinaia di €. E questo solo per citare i pezzi forti del mio guardaroba, che include svariate camice (qualcuna firmata) e maglioni apprezzati da chi me li ha visti indossare;
  • Mangio un burger ogni settimana circa, due tre volte al mese;
  • Ho la possibilità di utilizzare una Ford Fusion full-optional da 40000$ e vivo in una casa che se fosse venduta varrebbe non meno di cinquecentomila dollari;
  • Ho vissuto per tre anni a Milano, studiato e terminato con ottimi risultati il prestigioso Politecnico di Milano. Ho conosciuto gente che mi ha aiutato nei momenti di difficoltà e gente che mi ha fatto conoscere le sorelle (e non parlo di Daniele),ho lasciato conoscere il perché a molte mie domande;
  • Ho comprato una televisione e un decoder e per un anno sono stato abbonato a Mediaset Premium (anche se il segnale non era perfetto ho passato degli ottimi pomeriggi a Milano nel vedere la mia Inter vincere scudetto, Champions, Coppa Italia e quant’altro;
  • Ho una mamma e un fratello che mi amano e un papà che ci prova;
  • Ho da poco acquistato un appartamento che finiremo di pagare fra 20 anni ma intanto ci si ha i termosifoni e la cucina figa;
  • Ho una salute che un pesce al confronto sembra un malato terminale di cancro alle branchie;
  • Ho risparmi in banca che mi permetterebbero un acquisto di un auto usata o di fare il viaggio della vita per qualche settimana;
  • Ho uno zaino da 110€ e ne ho acquistato uno qualche giorno fa da 60$, solo perché sarebbe stato più comodo nei miei viaggi in bici;
  • Ho due cellulari marcati nokia che sono costati entrambi 400€ (uno nel 2004 e uno nel 2007). Mi appresto ad acquistare un Iphone 4S da 649,99$ come regalo nel caso dovessi ottenere una internship;
  • Sto per ricevere (FORSE) una offerta d’internship con una prestigiosa compagnia conosciuta in tutta il NordAmerica;
  • Sera mi ha prestato una bici da un paio di centinaio di dollari a cui ho acquistato un lucchetto e catenaccio da 35$ e un copertone anteriore da 40$;
  • Sono bello abbastanza dal poter rifiutare “l’affetto” di un paio di svizzere, due brasiliane e qualche asiatica (ma queste non fanno testo, hanno un debole per noi occidentali).
  • Se volessi domani potrei avere ospitalità in paesi come Svizzera (in tre cantoni diversi), Brasile (stato di San Paolo, di Santa Caterina, Minas Gerais e uno stato del nord Brasile di cui non ricordo il nome), Corea del Sud, Giappone, Taiwan, Turchia, Francia del Nord e Costa Azzurra;

Nel mondo la gente muore perché ha fame, perché ha freddo, perché è sola. Dichiararsi povero sembra un insulto a questa gente, stilare una lista come quel che ho appena scritto rende il peccato ancora più grave. Ma se commisuriamo il tutto all’ambiente in cui ho vissuto (una nazione ricca come l’Italia), paragoniamo la mia esperienza di vita a quella dei miei compagni di scuola e generici (generalmente benestanti) io risulto meno abbiente del figlio del dentista, del figlio del ristoratore, del figlio di professori, del figlio di dipendenti comunali, del figlio di giornalisti. Ed è in questo contesto che ho sviluppato quel fuoco di tenacia e ambizione che mi porta a sognare di diventare ricco. La povertà che mi ritraggo addosso nei momenti di sconforto è la diavolina che incendia i miei sentimenti, l’alcool che non permette ai miei sogni di spegnersi, la benzina che mi porta ad essere migliore di te. Sebbene sia nato mediocre.

Per il resto della mia vita, giuro che lo sarò

Si ritorna per un attimo ad un post con del significato, un post personale ma che involve parte di quello che ho sempre raccontato: me. L’avevo detto sin dall’inizio, la mia idea del blog è la mia. Nel senso che è di me che si parla e sono pronto a sfidare tutte le conseguenze che ne derivano, alcune recentemente rivelate.

Prendiamo la situazione di petto. Sono una persona mediocre, non ho particolari abilità da segnalare. No davvero, niente. E ne ho già parlato qua, qua e qua in tempi e situazioni diversi. Dopo averlo capito non ne ho mai fatto mistero, non sarebbe stato d’aiuto a nessuno. Ma, sebbene membro dell’A.M.I (associazione mediocri italiani) io mi contraddistinguo nel mio personalissimo club per ambizione e determinazione. Ma questi valori sono dei fattori derivati dall’ambiente in cui sono cresciuto. Sono nato povero, sono cresciuto povero e solo di recente ho appreso (o forse realizzato?) che, sebben membro dell’A.P.I (che non Algoritmi e Principi dell’Informatica, né tantomeno Alleanza Per l’Italia), ho avuto delle fortune che ben pochi hanno potuto solo immaginare. Ma sono cresciuto con quel senso di colpa che mi portava ad accendere solo una lampadina su due in bagno, che mi faceva rinunciare a Lugano e che mi ha fatto mancare la gita con le brasiliane sulle Rocky Mountains. E’ una colpevolezza con cui sono nato, un marchio che non ha niente da invidiare a quella voglia sul mio inguine (destro o sinistro? questo è un segreto da massoneria!). E’ un marchio di cui vado fiero perché tanto a vergognarsene ce se ne caverebbe ben poco. Fin dalla primina Federico(con cui oggi ho pareggiato a fantacalcio) mi chiamava “‘u campagnolo”. Forse puzzavo di campagna, lui sì che profumava, il figlio del dentista. E questa mia fierezza si strugge e si mostra in tutta la sua pienezza nelle sue due facce. Nel rendermi una persona migliore e, talvolta, una peggiore. E’ quella povertà che mi ha spinto a iscrivermi a Ingegneria a 18 anni appena compiuti, che mi ha fatto iniziare a lavorare nel marzo 2003 durante il derby Milan-Inter. Che mi ha condotto verso una stile di vita assolutamente salutista (o salutario? o saltuario? italiano, mah…), che mi ha portato a pensare una ottantina di volte prima di un acquisto di qualsivoglia genere e che, infine, mi ha condotto nell’odiare lo shopping (della volpe e l’uva è stato detto abbastanza, ma questo post sullo shopping e sull’amore ai primi tentennanti passi lo conoscono in due persone: pinocchietto alla riscossa sfogo beckstiale).
La mia povertà mi ha portato a desiderare il successo (o quantomeno i soldi che ne derivano) come un pesce fuor d’acqua, rantolandosi e battendosi con ogni forza rimasta, sogna di riguadagnare l’acqua. Ho una cosa in più rispetto ai miei amici, rispetto le persone che conosco. Quella cosa che mi porta a dire “fanculo l’Italia e gli affetti io vado dove il lavoro mi chiama” non è che mi venga difficile, non sono da lodare: è ciò che ho desiderato ogni volta che dovevo sognare qualcosa per addormentarmi durante il noioso sonnellino pomeridiano, è ciò a cui pensavo durante l’attesa in fila dal dottore e ciò che ho ambito durante ogni interminabile camminata che m’avrebbe condotto nell’aula dove si sarebbe svolto l’ennesimo anonimo esame. Diventare ricco è quello che rispondo a chi mi chiede il senso della mia vita e sono consapevole che ricco non lo sarò mai fintanto che avrò quella sensazione che potrei facilmente chiamare il senso di colpa del povero. E io povero lo sarò per sempre, perché sentirmi povero in fondo mi piace. Mi fa sentire il migliore in qualcosa, mi fa sentire diverso e inferiore a loro, quegli altri. Li guardo, li disprezzo, li odio. Stringo la mandibola dentro ma loro non lo sanno, li guardo e mi so che saranno pure più ricchi adesso ma quel ragazzo nell’angolo ha qualcosa che non hanno mai avuto e che forse non avranno mai. E loro, gli altri, sono i miei migliori amici, parenti vari, svizzere che girovagano per il nord-America e gente che leggo on line.
C’ho quella cosa dentro di me che non mi fa sentire un bastardo nel rubare una bicicletta e che non mi farà sentire mai un bastardo nel togliere agli altri per dare a me, per farmi ricco. Robin Hood non è un concetto che ho portato io nelle videocassette dei bambini piccoli ma io posso dire che ognuna delle centinaia di volte che l’ho guardato c’ho trovato gusto. Sono razionalmente consapevole dei disagi che tale ricerca sfrenata di appagamento possa recarmi, pare che abbia pure spaventato gente con la mia ambizione. Tempo fa lo faci con gli occhi, c’era il muro ed era un altro me. Ma vaffanculo, se è un bastardo che diventerò io lo sarò e proprio adesso sto ridendo senza aprir le labbra. Chissà che si prova a sentirsi povero da ricchi, un giorno son sicuro che ci scriverò qualcosa su.

”Vorrei ringraziare i miei genitori a Vergaio, un piccolo paese in Italia, grazie mamma e babbo. Loro mi hanno dato il regalo più grande: la povertà; e li voglio ringraziare per il resto della mia vita.”
[Roberto Benigni, Los Angeles, Premiazione Oscar, 1999]

Il mio primo colloquio di lavoro con i controcazzi

Bene, i miei cari lo sanno già. A loro l’ho detto prima perché sono cari, nel senso che io care riguardo loro. Andiamo per passi ma in sintesi dato che seguiranno 36 minuti di video.
Oltre a imparare l’inglese, una volta arrivato qui, decisi che forse il Canada avrebbe potuto offrirmi di più. Così ormai da ben due mesi ho speso il mio tempo cercando un lavoro che non sia far succhi di frutta. Cioè, io ho studiato come un porco per tre anni per fare l’ingegnere. Questo è chiaro e auto-esplicativo (soprattutto la parte riguardo al porco). Durante questa ricerca ho suscitato l’interesse del Britanno (nome in codice, mi faccio misterioso), hiring manager di una compagnia che chiameremo d’ora in avanti…”Quelli del GPS”, Britanno che ha voluto prima la descrizione della mia laurea, poi dopo due settimane mi ha chiesto di sostenere un test e una volta avuto il risultato (un’altra settimana d’attesa) mi ha invitato ad avere un colloquio di lavoro presso i loro uffici. Chiaramente ho registrato ogni attimo dell’attesa e delle reazioni, sono momenti storici per la mia vita e un giorno li guarderò con mia moglie pensando ma quanto minchia ero scemo..iiiih e quanti capelli avevo!
Ora prima di fare i video avevo già in mente di pubblicarli qui sul blog (e questo sottintende un “metterci la faccia” al 100%) ma dopo averli fatti c’ho dovuto ripensare su. La tensione e il momento epico mi ha reso completamente onesto, quello che presto vedrete è il reale Gioele. Quello che ha ispirato il titolo di questo blog, minciati cù l’uossi aruci. Quello allegro e spensierato (tranne il primo video che ero cagato(cit.)), quello che parla una lingua che non è l’italiano e quello che mi piace di più: quello che fa ridere gli amici.

Attenzione: ho fatto i conti. Assumendo che una persona legga mediamente 400 parole al minuto, vedere questi video impiegherà un tempo pari a un po’ più 20 volte il tempo di lettura del post precedente. O se preferite, circa mezz’oretta.

L’evoluzione ed involuzione di un ingegnere

Lo studente emigrante

Partiamo dalla fine. Su quel carrello ci stava stipata la mia vita al palazzo delle Residenze (come l’ho recentemente denominato). Che fatica portarlo a casa di Sergio. Quando guardo sto carrello mi viene la nostalgia. Avevo dato da qualche ora l’ultimo esame, non sapevo ancora l’esito ma ero più che fiducioso che quello sarebbe stato l’ultimo esame per almeno un anno della mia vita. Non sapevo cosa il mese d’agosto m’avrebbe regalato ma sapevo che verso la fine di ottobre mi sarei trovato in suolo canadese. E quando lo stai a sognare dal settembre precedente la realizzazione quasi materiale di quella speranza ti fornisce qualcosa nel cervello, nelle gambe, nei sopraccigli. Mamma mia che periodo!

Lo studente imbarazzante

Da notare: il fegato come nutrimento, che costa poco! Il vassoio rubato alla mensa, il pane che assomiglia al pane, il coltello fregato a Simone durante il secondo anno (ed usato per tutto ciò a cui un coltello può servire), il vino da 2€ a bottiglia quando non c’è l’offerta, lo scatolo di integratori vicino alla pila di slides. E poi, dulcis in fundo, la pila di vestiti lavati ma ancora da stirare e/o sistemare. E’ di quelli che sono orgoglioso, il rozzo e wild Gioele che esprime tutto sé stesso quando si trova allo stato brado. E si faccio anche i rutti!

Lo studente pensante

In mia difesa c’ho da dire che non era ora di lezione, pausa caffè. Io me la sognavo di brutto, chissà se ti stavo pensando o se stavo solo pisolando: certo che quando dormo però sono bellissimo.

Lo studente in panne

Questa non la so da dove viene: la scrittura pare quella di Simone, o forse quella di Daniele. Era Basi di Dati 1 (ora loro stanno facendo il sequel). Non fatevi facilmente impressionare dai simboli connessi alle parole comuni: questo è uno degli esami più facili. Detto da me che sono riuscito a prendere un voto alquanto normale. E’ che mi mancava il tempo, che bordello quel periodo!

Lo studente pendolante

Questo è il circo sulla verde. No a dire il vero questo è la metro verde. Da Cologno Nord direzione Abbiategrasso: che ancora la fermata di Assago era solo tratteggiata. Se mi chiedete cosa c’aveva spinto a metterci a testa in giù come dei gufi non lo so, non lo ricordo più. Io ricordo che quei jeans la mamma mia li ha buttati perché diceva che erano troppo vecchi. E’ la mia storica cintura di cuoio l’ho rotta recentemente in Canada per prendere una cozza che adesso sta in stanza mia. Ci divertivamo, innegabile. E poco contava il fatto che in tre anni ognuno avrebbe preso una strada diversa: a quel tempo, a testa in giù, questo pensiero non c’era ancora venuto!

Lo studente domandante

Quella in fondo, lì, è duli. No quella a sinistra, quella è Maga Magò. Se vi chiedete perché sta lì sola a fare delle domande devo chiarire due cose: noi eravamo quelli che facevamo le domande alla fine della lezione, alle volte neanche inerenti al corso in questione. Ciò spiega perché duli è lì a fare domande. Il perché nessuno o quasi è ormai rimasto in classe ci porta al secondo punto: lei era l’unica che c’aveva capito qualcosa di quel corso. E sto includendo pure MagaMagò. Mi ricordo che pur tentando di seguire non riuscivamo a racimolare qualche frase sgrammaticata. Guardavo Sergio e lui stava più ‘mbriaco di me. Daniele quando c’era dormiva. Allora guardavamo duli e le facevamo un cenno come per dire: “Hai capito?”. Quando era si eravamo sollevati, ce l’avrebbe spiegato poi. Quando era un no eravamo sollevati: se non l’aveva capito lei…noi eravamo apposto!

Lo studente panicante

Ma che razza di commento è “Al mio Orologio?”. Non lo sa quel prof. che il tempo è una invenzione dell’Uomo e lui non è capace di attribuirsene le proprietà? E’ una pratica che personalmente sto rimuovendo, ma sono sicuro che gli altri sono ancora pratici di queste tattiche. Io mi ricordo che stavo parecchio in ansia e quando la mamma mi obbligò di prendermi la camomilla per calmarmi, a me venne la diarrea. Che esame di merda che fu quello!

Lo studente incurante

Lo vedete questo? Questo sono io. Lo so che non mi si vede bene. Il concetto è che c’avevo la barba lunga. Era il primo anno e con quella barba lunga presi il mio primo 30. Me lo ricordo perché poi di 30 non ne presi uno va e uno viene, io so apprezzare la bellezza di un 30 e per questo li prendo raramente. Ad esempio il 23 mi sta antipatico e allora gli faccio questo scherzetto: lo prendo spesso!
Essendo uno studente di ingegneria mi trascuro. Non è che non avessi il tempo di farmi la barba, è che avevo capito male il sillogismo. E allora mi trascuravo, così sì che ero uno studente di ingegneria. Che poi, eccetto per le brasiliane, la barba c’ha il suo fascino. 8 donne su 10 dicono che fa uomo, le altre 2 sono confuse. Belli pure i capelli, eh?

La prostituzione intellettuale

E’ come se avessi raggiunto il punto di non ritorno, oggi. E’ il primo giorno senza la febbre e tutti quei malanni dovuti ad essa. Ma non è di questo che vorrei parlare. Oggi ho cercato per la prima volta come diventare un residente permanente in Canada, questo è un passo grosso. Forse i miei parenti mi possono sponsorizzare ma di certo la procedura più “facile” sarebbe trovare un datore di lavoro disposto ad assumerti e a sbrigarsi le pratiche burocratiche dell’immigrazione col governo.
Ed è per questo che sono completamente immerso nella ricerca di un lavoro serio, non come quello che sta cercando di trovarmi la scuola. Un ristorante che ti chiede degli alberi, un altro ristorante che ti offre un posto da lavapiatti ma ti fa sentire dio e un posto dove fanno i succhi di frutta al momento.
E Joanna dice che devo pensare da professionista adesso, che in questa settimana cambierò modo di pensare. Dice che dobbiamo costruire la mia autostima, che dobbiamo tirar fuori questa arroganza italiana anche quando si sta per vendere la propria mente alle aziende del Canada. Vendere il proprio cervello…

Lo so che non s’è capito un cazzo, spiegherò qualcosa altro appena ne avrò voglia (sempre se questo mal di gola non m’avrà ucciso nel frattempo)

Fà ciò che vuoi (cit.)

Innanzitutto vorrei riportare alla luce un vecchio post datato duemila e dieci. Di quelli che si scrivono una volta e restano lì a prova che non eri poi così male! Eccolo qua: http://www.minciati.eu/2010/04/cento-impervie-e-uno-scoglio-1/
E’ di quelli diabetici, li ammetto. Ma ci vedo qualcosa che adesso non c’è più, manco con Zurigo che dice che ci si vede in Italia. Il passato passa, sono i bei ricordi che di tanto in tanto passano dal presente lo salutano e ritornano indietro da dove son venuti fuori. Finito il prologo voglio caricare una foto!


Puoi cambiare le maniere e i modi di fare di un uomo. Puoi insegnarli il galateo e l’uso corretto dei tempi verbali. Puoi tagliarli i capelli e farne scomparire l’acne dal volto. Puoi insegnarli il nodo della cravatta e ad usare la forchetta in modo corretto. Puoi insegnarli una altra lingua con suoni che impongono di mettere la lingua in posti inappropriati e spostarlo in un posto dove pensano che 110V sono sufficienti. E puoi imparargli che si dice insegnarli e non imparargli.
Ma dopo che gli hai insegnato tutte queste cose ‘sto qua (che sono io) ti continua a saltare da un posto all’altro, incurante delle svariate cicatrici che ha sul volto (e non solo) e di tutti i rimproveri che gli è toccato subire dalla attenta e apprensiva Duli. ‘sto qua se ne va lontano, in Canada, e continua a fare le stesse cose per cui tu, povera incolpevole persona, ti sei tanto spesa affinché non le facesse più.
E lo vedi in faccia che è contento, che si sente libero su quel masso a covare come una gallina. Lo vedi che è tutto e bello concentrato cercando di non precipitare giù da un tronco su una sperduta spiaggia bagnata dal mare…volevo dire oceano Pacifico!
Dategli uno scalino e ci salirà. Dategli un masso e s’arrampicherà. Dategli un tronco e lo cavalcherà.
Anche se poi Duli s’incazza. Giusto dù?