Stare al proprio posto

[E’ in corso una normale telefonata fra due persone che solitamente si vogliono più che bene (una sono io, e l’altra è o Pamela o Emanuela )(sì, mi piacciono i nomi che finiscono -ela) (-ela, non -ella) quando accade che…]

“…si, bene allora quest’estate…puoi aspettare un attimo caro?”
“Certo cara…”
PAM. BUM! BATAPUM. STUNG !
“Ma cosa è successo ? Cos’erano quei terribili colpi? “
“No niente caro, c’erano due zanzare e le ho seccate, oddiooo che schifo che fanno quando sono morte…ora ne secco un altra…no qua sul muro no, spooostati da qualche altra parte zanzara di me**a …ecco, sul vetro è perfetto grazie…faccio in un attimo caro eh..SBUM!…eh si fanno proprio schifo…perciò dicevamo?”
“..no, niente sai ti parlavo di quell’esame di sett..”
“…bas***da zanzara!! Si scusa un attimo caro…allora sei ancora viva...BATATRUMPSBAM!” 
“Amore, sìsì l’ho seccata; perchè devi sapere che se non le secchi tutte d’un colpo loro poi soffrono e sbattono le ali, poi fanno wuuuuuuuum wuuu-uum um-um, e poi, che schifo poi!! …quindi io le stecco in un colpo…capito?, insomma cosa dicevi riguardo quel tuo amico ?”
“Ehhm…Quale amico?”

[Questa intervento è fedele alla realtà (eccezion fatta per le smancerie). Farei bene quindi – e vorrei vedere – a non tradire la fiducia della protagonista.]

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