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Lo sbaglio

Capita che passi giorni e giorni a pensare, poi capita che ti ricordi di una canzone che non ascoltavi da anni. Poi capita che ti ammali per un colpo d’aria preso fuori dalla piscina, e capita che non c’è nessuno a infilarti il termometro sotto l’ascella. Capita che tutte queste cose sono capitate questa notte, notte assolutamente insonne (e siamo a due). E la notte non posso fare sport per distrarmi.

Certi problemi non sono un dramma
Perchè è la vita che li programma
E questa vita
Mi ha messo in vita
Forse quel giorno era impazzita

Certi problemi non sono un dramma
Perchè è la vita che li programma
E se lo fa sa quel che fa
E chi lo sa quand’è che sbaglia
Quando ci dona quando ci toglie
E chi lo sa quand’è che sbaglio
Quando son solo o con mia moglie
E chi lo sa quand’è che è meglio
Se per capire cosè uno sbaglio
Nessuno sa qual’e la soglia
Per poter dire diamoci un taglio
Chi lo sa se darci un taglio
Non sia frutto del prorpio orgoglio
Non so più qual’è il mio meglio
Se non si scioglie questo groviglio

Certi problemi non sono un dramma
Perchè è la vita che li programma
E se lo fa sa quel che fa
E chi lo sa quand’è che sbaglia
Quando ci dona quando ci toglie
E chi lo sa quand’è che sbaglio
Quando son solo o con mia moglie
E chi lo sa quand’è che è meglio
Se per capire cosè uno sbaglio
Nessuno sa qual’e la soglia
Per poter dire diamoci un taglio
Chi lo sa se darci un taglio
Non sia frutto del prorpio orgoglio
Non so più qual’è il mio meglio
Se non si scioglie questo groviglio

Non so più qual’è il mio meglio
Se non si scioglie questo groviglio

Tutta apparenza un solo abbaglio
Non c’è canzone senza uno sbaglio

Sono un gay?

Ci sono due cose da sapere per capire a pieno questo post: sono sempre stato un tipo timido, impacciato e molto silenzioso.
Seconda cosa, in questi mesi ho collaborato col magico politecnico di Milano per assistenza internet nella residenza che mi ospita. C’è chi lo chiama dormitorio, e chi lo chiama pensionato: sono termini appropriati sicuramente.
Comunque sia fra le varie persone che hanno bisogno d’aiuto ieri è venuta una ragazza francese. Avevo un computer francese, che ha la tastiera totalmente diversa dalla nostra, con un sistema operativo mai visto prima. Limpus o qualcosa del genere pare si chiami. Non ci capisco niente e porto il pc da un mio amico che sta venti stanze più in là. Nel tragitto mi chiede se voglio andare in stanza da lei, a bere dice. Bah, sarò improvvisamente diventato un uomo di cui potersi fidare? Insomma, c’ho i capelli non pettinati una felpa e delle ciabatte. Chi mai si potrebbe fidare di me? E poi la storia del drink mi assomiglia moltissimo a quella della collezione di farfalle. Dico di no e proseguo. Il mio amico non riesce a combinare una cippalippa (si scoprirà che mancavano i driver) e mentre torno indietro verso la mia stanza mi richiede se voglio un drink, che non mi devo fare nessun problema. Bah, io sono impacciato. Timido, e non so parlare bene l’inglese. Avrò fatto la figura del gay, ma le ho detto semplicemente un accennato “i don’t drink, thank you”. Sono tornato in stanza, ho chiuso la porta, ho preso una wuhrer, l’ho stappata e l’ho smezzata con Khadir.
Chissà che m’avrebbe fatto la francese, se era solo un drink o se era qualcos’altro? Chissà qual’è il modo giusto di vivere, se è meglio un just for fun o un “..perchè è un bravo ragazzo perchè è un bravo ragazzooo…”. Chissà.
Ho fatto la figura del fricchettone santerellino, ma who cares?
In fondo anche con i capelli disordinati resto sempre un bravo ragazzo. E mi sta pure crescendo il dente del giudizio!

Fino alla fine della strada

Quando non c’ho tempo, come in questi giorni, di scrivere post su post penso ai post che potrei scrivere. Come detto più volte le cose migliori ti vengono in mente nei momenti più inaspettati. Ad esempio salire le scale(salire regge l’accusativo o è un sicilianismo?), non so bene il perché, è un momento molto prolifico per le mie opinioni. E poi in ordine sparso, mentre mi lavo la faccia quando inizio ad assopirmi quando faccio finta di far shopping.
E allora dopo la teoria del budino, le premonizioni del mio muro ho pensato che sarebbe un bello amarcord ritornare a parlare ancora una volta del muro, quello vero.
Il Muro è una cosa così importante che esiste un prima del muro e un dopo muro. Ci sarà un prima del Canada e un dopo Canada. E mille altri prima e dopo che segmentano la mia vita. Ma il muro segna il passaggio all’età quasi adulta, l’inizio della fase occhi cattivi e muso lungo e la fine della fase le femmine sono tutte buttane. Le femmine, infatti, sono tutte molto più puttane more&more. Poi anche quella fase è passata ma c’è voluto un pò, c’è voluto una cosa importante. Così adesso c’è anche un altre fase prima e dopo. Ma queste sono altre storie. Story of my life.
Duli dice che il mio vezzo a raccontare storie l’abbia preso da mio nonno. Macchè io mi sto esercitando per quando sono papà, che poi dirò a mio figlio cose del genere “…io alla tua età già[cosa a caso anche finta]!”.
Sergio invece, fra i nostri discorsi mentre copiamo noiose tabelle (che rappresenteranno -si spera per lei- il futuro di tutta la vita della Duli suddetta), dice che siamo uomini profondi. Nel senso che di maschi come noi sono rari, e lui pensa di essere il principe azzurro di qualcunA. La bestia del mio amico è il quasi principe azzurro di una donna che ha gli occhi chiari, i capelli rossi, una tenuta coi cavalli e una barca a vela. Io non l’ho vista ancora di persona quindi non posso ancora dire se è bella anche se so già che ha i capelli rossi. Dato che non l’ho ancora vista Sergio non è ancora del tutto il suo principino, avete presente che casino che sarebbe uscire con la zita e gli amici che odiano la zita? Ecco…
Io intanto ho l’umore che si sta facendo un giro su una sinusoide avente un periodo p brevissimo (una onda che va su e giù tantissime volte in un breve periodo di tempo, in non-ingegnerese). Ieri ho avuto uno scatto d’ira ma ho giusto spezzato un paio di fogli (sapete che in inglese “foglio di merda” si pronuncia scit sciit?) e non ho distrutto nessun orologio. La cosa è meno grave ma mica troppo, ma comunque ammetto di essermi sentito meglio dopo. Oggi invece è tutto il giorno che corro. Per i corridoi, per andare da Duli, per prendermi i biscotti a cui tolgo la muffa ma che sono buoni lo stesso. Salto sulla scrivania e canto una canzone di Antonacci. E m’è preso di pensare a quella frase di un film arcinoto:

Quel giorno, non so proprio perché decisi di andare a correre un po’, perciò corsi fino alla fine della strada, e una volta lì pensai di correre fino la fine della città, e una volta lì pensai di correre attraverso la contea di Greenbow. Poi mi dissi, visto che sono arrivato fino a qui tanto vale correre attraverso il bellissimo stato dell’ Alabama, e cosi feci. Corsi attraverso tutta l’Alabama, e non so perché continuai ad andare. Corsi fino all’oceano e, una volta lì mi dissi, visto che sono arrivato fino a qui tanto vale girarmi e continuare a correre. Quando arrivai a un altro oceano, mi dissi, visto che sono arrivato fino a qui, tanto vale girarmi di nuovo e continuare a correre; quando ero stanco dormivo, quando avevo fame mangiavo, quando dovevo fare… insomma, la facevo! 

Pare che abbiamo oltrepassato in un modo impeccabile la curva cieca del nostro destino. Sembravamo Rossi in quel sorpasso mozzafiato all’ultima curva su Lorenzo, solo che nel fare tutto questo eravamo in una sala operatoria. Adesso aldilà della curva compare una salita, una lunga salita. Si vede la fine e allora sembrerà tutto più facile. Le cose più difficili da fare sono quelle di cui non si capisce il senso, ma in fin dei conti è come risolvere un tema d’esame senza guardare le soluzioni. Poi le guardi ed è tutto banale, ma prima erano tutte banane.
Ho disattivato la You&me. A quanto pare non è servita, dovrebbe essere una bella notizia. Ma è una di quelle curve cieche che non capisco dove mi porteranno, Sergio dice che “…aspettare e finire l’esercizio intanto!” potrebbe essere una buona idea.
Il primo esame è andato abbastanza male, e questo è un bene. Io c’ho un modo tutto mio di motivarmi. Mi faccio sentire una merda e poi mi sfido a dimostrare il contrario. Non so bene come funziona questo gioco delle parti ma alla fine della fiera non ho ancora capito se sono ‘na mezzasega molto motivata o un quasi-genio  senza autostima. L’importante è correre, fino alla fine della strada.

Il ritorno del muro – parte tre

Ci vogliono quasi tre anni per fare tutto ciò, e i ricordi che si accumulano nei momenti passati potrebbero fare del  male nei giorni del presente. Ma io sono lele. Devo ricominciare a prendermi i miei ricordi, che questi anni milanesi sono stati i più intensi. E’ da due anni che ho un muro che mi tiene compagnia; quest’anno non era ancora tornato al suo legittimo posto per paura che potesse fare anche del male.In questo muro c’è la mia prima dichiarazione, i miei pensieri e tutto quello che stravolge la quotidianità dei giorni. Ma c’è una frase che sembra una profezia che m’è balzato all’occhio quasi trafiggendolo.

Resterò solo fin quando non avrò capito a pieno ciò che io ho

Ricomincio da qui.

Quello sulla testa del letto è un muro ingegneristico. Ci sono scritti tutti i conti fatti nel corso dello scorso anno, è fantastico ritrovarci conti di probabilità misti a un disegno di un mos. E poi reti di Petri insieme a come funziona uno stack, che anni meravigliosi cazzo!
Potete trovare lo stesso muro in un altro post. Ve lo segnalo.
http://gas12n.blogspot.com/2009/07/e-finito-e-tutto-finito.html
Dicevo ch’era tutto finito, che cosa ne potevo sapere povero me. Lo faccio ancora, è tutto finito! Finitissimo.

[Il post continua nel privè]

Gli amici maschi spaccano

La cosa bella degli amici maschi è tante cose belle. Ma proprio tantissime. Posso portare per esempio che ad un amico maschio puoi dire …comunque devo andare a cagare mentre gli stai facendo notare che il desiderio più bello da poter esprimere è chiedere di innamorarsi della donna che sarà l’unica della tua vita. E lui non dice che schifo, ma ti domanda quanta puzza fa. Di fronte a questo atto universale mi sembra uno dei pochi dubbi sensati, oltre se è come quella di una pecora o di una gallina.
Oppure, altro esempio, con un amico maschio puoi vantarti di fare gli scorreggi più puzzolenti. E puoi incazzarti perchè lui ne ha fatto uno solo ma ha battuto tutti i tuoi -chiamiamoli così- sforzi.

Con le amiche femmine avresti dovuto mentire in entrambi i casi: “Hanno suonato al citofono, torno subito!” e la classica “c’è un pò di aria viziata”.
Del resto in qualche modo dovevo bilanciare l’intervento precedente? Quale migliore occasione che parlare di cacca? Popò…scusate!

De Discoteco

iAlla fine sono andato a letto che era S.Stefano inoltrato. Ma ne è valsa la pena. Intanto per i cento dollaroni che andranno a comprare il carosene per un volo transeoceanico; quindi perchè finalmente sono andato in discoteca. Adesso ho che rispondere a Marta che dice che non posso dire della discoteca alcunchè se non sono andato prima. Forse non era così, o forse si. O forse ho cambiato idea.
Nella mia vita sono andato in discoteca un paio di volte e ho scoperto sempre la stessa cosa. La gente spende decine di euro per entrare in quel posto buio, poi ne spende almeno il doppio per bere qualcosa che inibisca i freni inibitori. E poi infila la lingua in posti random, struscia il culo contro ogni protuberanza e ondeggia il corpo (nelle pause tra le due precedenti attività) fra una indefinibile moltitudine di uomini che non desiderano altro che appoggiare il proprio pesante membro su qualche fanciulla per riposarsi un pò. Potreste obiettarmi almeno due cose: primo, non succede sempre e dappertutto così. Ma se in cinque anni vado due volte e la tiritera è sempre quella (se presupponiamo i due eventi indipendenti) allora posso approssimando dedurre che è così dappertutto. Ma che il mondo è pieno di troie questo lo si sapeva già dai tempi di Adamo, confermate?
Seconda osservazione: potrebbe essere che la gente è tutta diversa, che generalizzando si commette peccato e che non ci sono più le mezze stagioni. Sarà tutto vero ma tutti gli uomini che ho visto ieri sera erano concentrati a praticare le tre attività sopra descritte. Delle donne non ho abbastanza titoli per parlarne a fondo (anche se a volte me ne frego e lo faccio lo stesso), ma non sembravano proprio così dispiaciute.
Ieri mentre sudavo pensavo che in quel posto mia moglie se proprio vuole andarci lo deve fare con me. Anzi, ho pensato di scrivere qualcosa a riguardo nella lista delle domande da fare all’ipotetica donna della mia vita.

  • La barba io non la taglio volentieri. Ti piace la barba incolta?
  • Sei disposta ad asciugarmi di tanto in tanto i capelli a letto? (presto!, prima che cascano tutti)
  • C’hai per caso intenzione di “sentirti libera” mentre nei paraggi ci sono un pò di maschi pronti a usarti come un colapasta?
  • Gli ospiti ci (plurare maiestatis) troveranno regolarmente? Sai non vorrei un susseguirsi di infarti…

E cose di questo genere insomma…
Il massimo è stato quando il vocalist insieme a una leggiadra puttana si sono infilati nel bagno dei dipendenti per uscirne dopo meno di cinque minuti. O lei era molto brava nel suo mestiere o lui era veramente stanco. Comunque mi ha fatto schifo, e non c’ho le emozioni esattamente sensibilissime.
Vabbò oltre a queste preziose informazioni su come è il mondo all’interno di una discoteca mi sono anche divertito un pò. Chiaro mentre si sta lavorando la nozione di divertimento può assumere aspetti non del tutto ordinari, ma comunque il natale di quest’anno mi ha lasciato qualcos’altro dei soli soldoni.
Ho scoperto che sono un bravo cameriere, o almeno è quel che han detto il mio capo e il capo del mio capo. Non ho rotto nessun bicchiere e me ne saranno passati per le mani a migliaia. Non è semplicissimo, lo sottolineo, passare con un vassoio (che peserà cinque chili a carico pieno) pieno di fragilissimi bicchieri in mezzo a degli ubriachi interamente dediti alle tre attività da discoteca. Avevo una lampadina tascabile con cui farmi strada e ho finito la voce a urlare scusate!!, ma loro non si sono neanche mai accorti della mia esistenza. Ho bevuto quattro redbull pagate dal locale, e ognuna costa intorno alle 4€, ho indossato un cravattino nero molto stiloso che non mi stava affato malissimo; a fine serata era stato inzuppato in vodka, gin e champagne, fortuna che non era il mio.
Ho anche scoperto che quel mondo è pieno zeppo di figli di papà, e che quest’ultimi si riconoscono dalla puzza che emanano: puzza di merda su un piatto di porcellana.
Ho infine sparecchiato un tavolo (due bicchieri con qualcosa dentro, un dito di absolute vodka e due redbull di cui una ancora chiusa) e ho commesso l’unico errore della serata. Il problema era che i tipi (anzi le tipe) non avevano ancora finito di consumare, ma avevano pensato bene di allontanarsi portandosi via anche i giubbotti (unico elemento con cui distinguo i tavoli ancora pieni da quelli oramai vacanti). Le due signore si sono avvicinate furibonde in cucina e hanno reclamato indietro il contenuto del loro tavolo. Io per fortuna ero lì presente, ho fatto notare come loro se n’erano già belle e andate e che comunque restava un goccio di quella vodka (che per inciso costa una settantina di euri al litro). Io che m’aspettavo il licenziamento, invece il capo del mio capo ha ripristinato il loro tavolo, gli ha offerto del ghiaccio nuovo e due redbull in più; infine è venuta da me e mi ha detto con una mano sulla spalla tranquillo può capitare! WoW!
Mi sono scusato e ho continuato a fare il mio lavoro.
E fra qualche giorno ricomincia tutto daccapo, non vedo l’ora.